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San Pietroburgo: tennis, arte, scoiattoli e buona cucina

Writer's picture: Cristian SonzogniCristian Sonzogni

Updated: Nov 13, 2021

L'Atp 250 nella capitale culturale di Russia è una buona occasione per scoprire una città che riserva tante sorprese. Comprese prelibatezze di vario genere...

San Pietroburgo è una di quelle città che sono capitali a loro insaputa. Se Mosca è la capitale ufficiale di Russia, San Pietroburgo (oltre cinque milioni di abitanti) del Paese più grande del mondo è l'anima artistica e culturale, con un respiro molto europeo. Almeno nel centro città, perché basta andare in periferia per ritrovare un po' della vecchia anima sovietica. Il tennis qui è uno sport che non affonda nel popolo, non può farlo per motivi economici, ma mantiene carisma, fascino e tradizione.


Una tradizione che oggi in Russia è portata avanti da due top 10 come Daniil Medvedev e Andrey Rublev, da altri due top players come Aslan Karatsev e Karen Khachanov, e da una manciata di eventi professionistici, due Atp e due Wta. Le location? Ovviamente, Mosca e appunto San Pietroburgo. 'Piter', come la chiamano i locali e come ci si abitua a chiamarla per fare più in fretta, non ha dunque rinunciato al suo evento del Tour delle racchette. Non lo ha fatto nel 2020, all'apice della pandemia, quando addirittura arrivò la (temporanea) promozione ad Atp '500', e tantomeno lo ha fatto nel 2021, pur tornando alla collocazione naturale di 250.


La sede del torneo è la Sibur Arena, palazzetto da circa settemila posti nell'area più avveniristica della città, sull'isola di Krestovsky Ostrov. Scesi dalla metro (la fermata porta lo stesso nome dell'isola), si cammina per un paio di chilometri lungo un viale pedonale che ha come approdo la Gazprom Arena, ossia lo stadio dello Zenit, la locale squadra di calcio, tra le più famose e vincenti di Russia. Lo stadio dello Zenit, costruito per i Mondiali del 2018, è qualcosa di affascinante anche per coloro ai quali del pallone non interessa granché: in sostanza al visitatore si presenta con l'aspetto di un'astronave, con luci multicolore a renderlo ancora più attraente quando cala il buio (molto presto, in autunno e in inverno).


Il parco che si attraversa è uno dei tanti dell'isola, in sostanza la zona più verde della città. È frequente imbattersi negli scoiattoli, che qui non sono per nulla spaventati dalla gente, ma anzi la avvicinano per cercare cibo: basta andare sul posto armati di qualche nocciolina per ritrovarsi un bel gruppetto di roditori alle calcagna. Pochi metri più in là, attraversando un ponte in legno, c'è invece un'altra isola, che oltre agli scoiattoli ospita una riserva naturale con uccelli vari. Anche loro, per nulla spaventati dall'idea di andare a recuperare il cibo dalle mani dei visitatori.



GOURMET ALERT – Su questa stessa isola c'è una trattoria-bar - Ostrov - dove ci si può fermare per una sosta. Non solo è molto economica, ma si mangia pure discretamente bene. Una crema di zucca e un cebulek, pane fritto col formaggio (origine uzbeka) sono le cose migliori. Costo totale con acqua e altro pane, più dolce: 12 euro per due persone.

Qui il link a Google per trovare in fretta il posto.




Precisazioni sulla metro: a Piter è molto efficiente e molto bella, anche se non tutti i treni sono nuovi, anzi. E quelli vecchi fanno talmente rumore da impedire qualsiasi tentativo di comunicazione. Il biglietto singolo costa 60 rubli, circa 70 centesimi di euro, ma comprando la tessera ricaricabile dopo qualche corsa il prezzo si abbassa a quota 41, circa 50 centesimi. Not too bad, comparato con i prezzi italiani.


Per chi arriva dal centrissimo della città, parliamo di un viaggetto di circa mezzora, considerato anche i minuti necessari per salire e scendere le scale mobili: aspetto da non sottovalutare, visto che qui la metro è tra le più profonde al mondo e un 'viaggio' in scala mobile può durare anche 5 minuti. La fermata più vicina alla Sibur Arena non sarebbe Krestovsky Ostrov, bensì Zenit (sì, come la squadra). Il problema è che quest'ultima non sempre è aperta, nemmeno durante il torneo (vedi mappa). E l'avviso dell'eventuale chiusura (per giunta solo in russo), avviene giusto una fermata prima, quando in sostanza è troppo tardi per tornare indietro. Meglio non rischiare, dunque.




Torniamo al percorso verso la Sibur Arena. Arrivati sul piazzale enorme che fa da anticamera allo stadio, in lontananza domina la Gazprom tower, il più alto edificio di Russia e d'Europa (e dodicesimo al mondo) con i suoi 462 metri. Sulla destra c'è la Fly Arena*, sulla sinistra la Sibur Arena, sede del torneo. Con un secondo campo che è pure un secondo palasport, giusto prima di quello principale. Dentro alla Sibur Arena non ci sono veri e propri ristoranti, ma tre bar posizionati agli angoli, dove servono panini, sandwich, croissant dolci e salati e altri snack.


Nulla di indimenticabile, ma non si va al torneo per mangiare e in ogni caso il servizio bar è all'altezza della situazione, paragonabile a quello di altri eventi dello stesso genere. Il Covid anche qui – soprattutto qui vien da dire – ha lasciato e continua a lasciare il segno. Così i posti all'interno dell'arena sono ben distanziati e invece dei settemila abituali ne sono stati lasciati liberi la metà. Precauzioni che stridono col fatto che poi, in metro e nei locali, ci sia almeno un 30-40 per cento di persone senza mascherina. Contraddizioni russe. Pazienza.


*EXPERIENCE ALERT – Un'esperienza alla Fly Arena è assolutamente consigliata. Si tratta di un simulatore di volo libero, per intenderci un'emozione simile a quella di chi si butta col paracadute. Ci sono istruttori pronti a seguire gli inesperti per 5000 rubli, poco meno di 60 euro. Vale la pena.


Torniamo al tennis e al campo. Il torneo sembra disegnato apposta per i russi, anche se non c'è Daniil Medvedev, che qui ha già vinto e che ormai punta talmente in alto da potersi permettere di snobbare persino i 250 sul suolo di casa. "Daniil in realtà può permettersi qualsiasi cosa – ci spiega Mikhail Ivanov, direttore della comunicazione del torneo e della rivista Tennis Weekend – perché dopo la vittoria agli Us Open tutta la Russia è ai suoi piedi. Qui ci chiedevamo come mai non avesse ancora battuto Novak Djokovic, prima di questa ultima partita a New York, perché sapevamo che aveva le chance di farlo".


"Adesso che punta al numero 1 ed è un campione Slam è diventato come un politico: può esprimere la sua opinione su tutto e nessuno lo andrà a contraddire". Intanto, a proposito di russi, ci sono gli altri tre top players: Aslan Karatsev, Karen Khachanov e Andrey Rublev, ma solo quest'ultimo arriva ai quarti. Karatsev, attesissimo dopo la vittoria a Mosca, le prende di santa ragione da John Millman, che di fronte alla luna storta del russo dai polpacci d'acciaio sembra Federer. Khachanov gioca meglio ma si arrende a Marin Cilic. In generale il torneo è sottotono, tecnicamente. Anche perché mancano gli italiani, tutti impegnati a Vienna.



A proposito d'Italia, a San Pietroburgo c'è comunque qualcuno che ne tiene alta la bandiera. Si chiama Federico Ricci ed è l'attuale coach di Emil Ruusuvuori, talento finlandese che sta cercando di costruirsi una carriera di alto livello. Federico, sorriso da emiliano simpatico, originario di Parma e cresciuto a Milano, ha passato gran parte della sua carriera da coach in Florida, alla Evert Academy. "Esperienza fondamentale e bellissima – ci racconta – durata dieci anni. Poi però a un certo punto, se non hai 20 anni, della Florida ti puoi persino stancare. E un'occasione importante arrivò grazie a Jarkko Nieminen (ex n. 13 Atp, ndr), che seguii a Helsinki per guidare la sua accademia".


"Lì ho conosciuto la mia attuale moglie, mi sono formato una famiglia e sto proseguendo il mio percorso nel Tour dei pro, sperando di poter portare Emil ad alti livelli. Paragoni con l'Italia non ne posso fare visto che in realtà in Italia non ho mai insegnato. Ma si tratta di realtà profondamente diverse. In Finlandia solo l'hockey ghiaccio è davvero popolare, gli altri sport faticano tutti, i praticanti sono pochi. Noi abbiamo scelto di puntare sull'alto livello, e arrivano anche giocatori russi che vogliono provare a diventare pro. Fin qui non ci possiamo lamentare, ma l'obiettivo è crescere ancora".


L'hotel dove incontriamo Ricci è il Four Seasons, hotel ufficiale del torneo, a due passi dalla imponente Cattedrale di Sant'Isacco e dall'Ammiragliato, molto vicino anche all'Hermitage. A proposito di musei, l'Hermitage è una tappa irrinunciabile. Altrimenti sarebbe come andare a Parigi e non entrare al Louvre, o a Madrid senza entrare al Prado: non si può. Ma a 'Piter' ci sono altri musei che meritano una visita. Uno è strettamente collegato all'Hermitage, anzi è un ramo distaccato, solitamente molto meno affollato: si tratta del luogo dove vengono custodite le opere quando non vengono esposte, oppure quando vengono restaurate.


EXPERIENCE ALERT - Un'altra buona idea è visitare l'Erarta, uno dei musei di arte contemporanea più visitati e apprezzati al mondo. In questo momento, con 800 rubli (meno di 10 euro) si compra un biglietto che vale un anno. Magari non tornerete a Piter tanto presto, ma per un settimana potete entrare quante volte volete (peraltro mostrando solo... la vostra faccia: c'è il riconoscimento facciale senza esibire o far leggere il biglietto). E di cose da vedere ce ne sono sempre tante.


Il torneo finisce con i russi delusi. Rublev perde nei quarti, molto male peraltro, contro l'olandese volante Botic Van De Zandschulp, che peraltro era partito dalle qualificazioni. Per inciso, la sua partita delle quali contro Sebastian Korda è stata fra le più spettacolari, peccato che sia stata programma sul secondo campo con tanta gente costretta a rimanere fuori. Anche Denis Shapovalov, che è canadese ma è molto amato qui avendo origini russe, perde a livello di quarti contro Jan Lennard Struff. La finale invece è tra Marin Cilic e Taylor Fritz, con Cilic che finisce per vincere.


Prima di lasciare San Pietroburgo bisognerebbe poi, in ordine sparso:

  • Visitare Sant'Isacco e la Chiesa del Sangue Versato, una delle meraviglie più fotografate di Russia e forse del mondo intero.

  • Fare una colazione da Bushè. Ma senza prendere il caffè. Per il caffè italiano, un buon posto è questo: 1886 Bonomi

  • Vedere uno spettacolo al Teatro Marinsky. Uno qualsiasi, ne varrà la pena anche solo per l'atmosfera che si respira lì dentro.

  • Mangiare una pizza dal siciliano Vincenzo, tiktoker professionista e pizzaiolo per passione: qui la pagina Facebook

  • Visitare Pushkin e Tsarkoe Tselo.

  • Fare un giro a The New Holland, parco con attrazioni varie, ristoranti, mini-shop.

Per la cena di chiusura, un nome su tutti: BIRCH


GOURMET ALERT - Cenare da Birch. Per inciso, a Birch si mangia come in un ristorante stellato, spendendo 20 euro a testa per due portate a testa. La cena lì non è una cena ma un'esperienza artistica. (Per inciso, nessuno ci paga per dirlo. Magari quelli di Birch potrebbero farci un pensierino...).

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